Villa Damioli-Cicogna, attuale sede della Fondazione Cicogna-Rampana, collocata appena al di fuori della porta di Mura (o porta Mediolanensis), fu, come indicato dall’estimo del 1641, anticamente di proprietà di una delle famiglie Urgnani di Mura.
Sulla mappa napoleonica del 1810 l’edificio risulta poi indicato con la tipica struttura della cascina rurale con corte e brolo. Quest’ultimo, qualche anno più tardi, nel 1827, terminata da parte digli austriaci la costruzione del nuovo tronco stradale (l’attuale via Bergamo), che dal ponte dell’Oglio passando davanti alla chiesetta di San Sebastiano proseguiva in direzione di Bergamo, veniva notevolmente ridimensionato visto che non si estendeva più fino alla riva del fiume.
Nel 1834 l’intero edificio venne ceduto da Carlo Urgnani al nobile e ricco Gioacchino Vallucci, il quale lo trasformò in residenza signorile, abbattendo l’ala est, creando un nuovo ingresso padronale dalla strada postale e dando in generale al complesso l’aspetto di una tipica villa ottocentesca.
Circa trent’anni dopo, il 17 novembre 1862, la vedova Vallucci cedette la proprietà a Pietro Galignani, il quale a sua volta nel gennaio 1879 la vendette al famoso decoratore Antonio Rampana. Quest’ultimo, dopo essersi unito in matrimonio con la clarense Annunciata Cicogna, nel 1890 intestò la villa alla moglie; l’anno seguente morì annegando mentre cercava di attraversare il fiume Oglio.
La giovane vedova decise allora di riposarsi, non senza qualche resistenza da parte del padre, con Eduino Damioli, nipote del defunto marito, anch’egli pittore e maestro decoratore-stuccatore, che contribuì con la sua opera a un ulteriore abbellimento della villa. La loro unione durò fino al 1921, quando la donna morì, unica erede delle fortune paterne e del primo marito Rampana, lasciando tutti i propri beni, compresa la villa, al marito. Nelle mani di Eduino Damioli si accentrarono dunque le proprietà delle due famiglie (Cicogna e Rampana). Per questo, il 14 giugno 1930, dispose per testamento che la propria abitazione e il suo intero patrimonio divenissero sede di una fondazione culturale intitolata alle due famiglie.
La Fondazione, non dimenticando nel frattempo il suo debito di riconoscenza verso la donazione del Damioli, nel 2001 ha deciso di dedicargli il parco pubblico aperto alla popolazione e dotato di alberi secolari di gran pregio.